venerdì 4 gennaio 2013
210 giorni all'esecuzione
Il grande Jack è ancora vivo, fratelli. E questa è Alcatraz,
l'unica vera radio libera italiana: quella che sta in galera. E tu come
te la passi, amico? Che cos'è che non va? Avanti, coraggio, rispondi:
che cos'è che non va? Perché fai quella faccia? E' il grande Jack che
deve salire sulla sedia elettrica, non te. Allora? Che cos'è che non va?
Non avrai paura della libertà, per caso? Pensa, puoi fare quello che
vuoi. Perché non parti? Parti. Vattene. E dove vai? Sentiamo, dove
fuggi, fratello? Ai Caraibi? In Kenia? E tu, sorellina, dove vai?
Costarica? Tokyo? Honolulu? Parigi? New York? Quali soldi, quali
impegni, quale lavoro, balle. Non mi fotti. Potresti partire benissimo.
Lo so io perché non vai. Perché l'hai già fatto. Ci hai già provato e
non è successo nulla. Quali avventure? Nulla. Quante stronzate hai
raccontato al ritorno, vero? Invece, ogni città uguale all'altra, tutte
fottutamente identiche, e mai nessuno che ti ha rivolto la parola. Tu
pure: zitto come un impiccato. Avresti voluto urlare: "Sono qui". Ti
vergognavi. Bel viaggetto organizzato. Sei fritto. Condannato. Il mondo
non è quello che sognavi, se ne frega di te. Nessuno ti si fila per come
sei, tutto quello che gli interessa è "quanto hai". Paga, ragazzo,
paga. E quando hai finito i soldi, alza i tacchi. Non c'era bisogno di
fare tanti viaggi. Sei ad Alcatraz. Sono anni che viviamo nello stesso
buco senza guardarci in faccia. Ma adesso è meglio che ti dai una mossa.
Il tempo passa. L'esecuzione si avvicina. Stringimi la mano. Coraggio,
ti tengo. Nuota controcorrente, fottitene, lascia che ridano. Guardali.
Se riesci a vederli dietro le loro sbarre, ce l'hai fatta, ragazzo. E'
andata. Sei libero, sei fuori, sei nato.
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